Oceano Atlantico: geografia
Per «scheda» segnaletica intendiamo altezza, larghezza, terre che lambisce,
eccetera; per segni particolari intendiamo venti, correnti, eccetera. Per
rigore didascalico, certo questi dati avremmo dovuto darli prima, comunque ...
Comunque: l'Atlantico, come del resto il Pacifico (che vedremo nel capitolo
succesSivo) si estende senza interruzione da nord a sud, tra i due circoli
polari, quello artico e quello antartico, che segnano praticamente i due
confini longitudinali, e dei quali parleremo in un altro capitolo. Lunghezza
approssimativa: circa 15000 chilometri. La larghezza varia: per esempio tra
l'Irlanda e Terranova essa è di circa 3375 chilometri.
L'Atlantico è una vallata d'acqua tra continenti. A est:
Europa e Africa; a ovest: il continente americano; in mezzo: lui. Ecco, una
per una le coste che bagna, cominciando dal Nord-Europa sino a capo Agulhas
(estremità meridionale dell'Africa): coste della Finlandia, della Norvegia,
della Svezia, Russia, Germania, Polonia, Olanda, Inghilterra, Belgio, Francia,
Irlanda, Spagna, Portogallo, Marocco, Mauritania, Senegal, Guinea, Sierra
Leone, Liberia, Costa d'Avorio, Ghana, Togo, Dahomey, Nigeria, Camerun, Gabon,
Congo ex francese, Angola, Sudafrica. Dall'altra parte, cominciando sempre da
nord: Canada, Stati Uniti, Messico, Cuba e isole delle Antille, paesi
dell'America centrale, Venezuela, Guayana, Brasile, Uruguay, Argentina, Terra
del Fuoco. Non dimentichiamo, in alto nel mezzo, la grande isola della
Groenlandia. Da qui è evidente la grande importanza che questo Oceano ha avuto
nelle comunicazioni, nei rapporti tra gli uomini e tra i popoli; in una
parola, nella storia della civiltà.
E passiamo ai cosiddetti «segni caratteristici»: pressione atmosferica, venti,
correnti, eccetera. Come risulta da una prima osservazione della carta,
l'Atlantico comprende tutte le zone climatiche della Terra: avremo perciò zone
a temperatura differente, con caratteristiche atmosferiche e marine
corrispondenti che hanno avuto una rilevante importanza nel mondo degli esseri
viventi.
Andiamo per latitudini. L'Atlantico meridionale, che si estende a sud della
latitudine di 45°, comprende due regioni pressappoco simili per fenomeni
superficiali e condizioni climatiche: la sud-polare e la subpolare, ambedue
caratterizzate da basse temperature dell'aria e dell'acqua, da venti costanti
e da correnti marine in direzione ovest-est; la navigazione vi è resa
difficile dalle tempeste, e anche da nebbie frequenti.
La regione che va da 40° fino a 25° di latitudine sud è una regione di
transizione, caratterizzata in estate da un'elevata pressione atmosferica; i
venti sono relativamente calmi, all'infuori di quelli invernali che producono
spesso disturbi climatici. Questi disturbi sono frequenti specialmente al
margine occidentale della regione, dalla foce della Plata lungo la costa della
Patagonia: qui, specialmente durante l'estate, quando si forma sulla terra una
regione di bassa pressione atmosferica, si alternano sovente venti caldi
provenienti da nord e altri freddi provenienti da sud: di qui, improvvise
variazioni di temperatura con conseguenti precipitazioni.
Dalla latitudine di 25° fino all'Equatore si estende la grande regione
sud-atlantica dei venti ali sei, che soffiano su circa 20 milioni di
chilometri quadrati d'acqua. In questa zona le correnti marine sono più fredde
e più calde.
Dall'Equatore ai 30° e 35° di latitudine nord si estende la regione degli
alisei dell'Atlantico settentrionale: regione oceahica, lunga quasi 4000
chilometri, che si suddivide in tre zone ben definite: quelle del Capo Verde,
del Mar dei Sargassi e delle Canarie. Com'è noto, la regione del Capo Verde ha
sempre rappresentato nei tempi, per il regime dei suoi venti, le condizioni
ideali per la navigazione. L'atmosfera è leggermente umida; le precipitazioni
sono proprie dell'estate. Sulle isole del Capo Verde la quantità media annuale
di pioggia ammonta a 277 millimetri. Il Mar dei Sargassi occupa la zona
centrale della regione degli ali sei dell'Atlantico settentrionale: l'acqua è
caratterizzata da una purezza quasi assoluta, da un contenuto salino assai
elevato e da una temperatura media oscillante tra i 20° e i 25°. La regione
delle Canarie ha temperature relativamente basse dell'aria e delle acque
superficiali.
A nord del 30° e del 35° di latitudine settentrionale, quasi tutta la regione
dell'Oceano Atlantico è sottoposta all'influenza della famosa Corrente del
Golfo, sul cui itinerario, sui cui capricci e sulle cui conseguenze sarà
riservato altrove un apposito studio. Ci limitiamo soltanto a ricordare, in
questa sede, che questa corrente, prodotta da venti occidentali, a causa della
sua temperatura relativamente elevata, esercita una benefica azione
moderatrice sul clima delle regioni costiere dell'Europa nord-occidentale.
Quanto alle coste occidentali dell'Oceano Atlantico
poste alla medesima latitudine, diremo che esse, a causa delle correnti fredde
provenienti dalla Groenlandia orientale e dalla Baia di Baffin, subiscono un
forte raffreddamento, le cui conseguenze si fanno sentire fin nei pressi di
New York.
Abbiamo detto Groenlandia: qui nascono i famosi icebergs, da qui si staccano,
per andare a morire a Terranova. Gli icebergs contengono notevoli quantità di
materiale morenico, il quale, a mano a mano che il ghiaccio fonde, precipita:
il famoso Banco di Terranova è stato in gran parte «fabbricato» dalle rocce
glaciali provenienti dalle montagne della Groenlandia. Le forme di questi
icebergs, veri mostri bianchi galleggianti sul mare, sono bizzarre, cambiano
continuamente di aspetto e di posizione. Il loro incontro è temuto dai
naviganti.
Ne seppe qualcosa il transatlantico Titanic. Ricordiamo con alcuni flashes una
delle più grandi tragedie del mare che commosse l'opinione pubblica mondiale.
Con le sue 46320 tonnellate di stazza lorda, i 269 metri di lunghezza e i 28
di larghezza, il transatlantico Titanic, orgoglio della marina mercantile
britannica, doveva essere una sfida all'Oceano. Trascinato da rimorchiatori,
ilTitanic lasciava il molo di Southampton il 10 aprile 1919 per un viaggio
inaugurale attraverso l'Atlantico. Lo comandava un vecchio lupo di mare, il
capitano Edward J. Smith. Alle ore 23,40 del 14 aprile, nelle acque di
Terranova, il dramma: «lceberg dritto a proravia!» Il timoniere cerca
disperatamente di mettere tutto a sinistra: la prua ubbidisce, la nave allarga
verso il mare libero, ma non abbastanza in fretta: come un colpo di rasoio, il
ghiaccio dell'iceberg striscia lungo la murata di destra e la strappa
letteralmente: una cascata d'acqua si rovescia nella sala macchine, l'urto non
è stato violento e i passeggeri non si rendono conto della tragedia che
incombe; per qualche minuto infatti le attività di bordo restano immutate, chi
ride continua a ridere, chi beve continua a bere, chi balla continua a ballare
... Poi, a poco a poco, l'allarme si diffonde fra i viaggiatori: prime scene
di panico, soltanto un uccelletto in gabbia mantiene la calma; inutilmente il
commissario di bordo cerca di rassicurare la gente e di calmare gli animi,
niente paura, tutto era stato predisposto, occorreva soltanto procedere con
ordine; ma chi ha perso la testa, perde anche la propria dignità: l'istinto di
conservazione ha il sopravvento; ognuno pensa per sè, i gentiluomini di due
ore prima che s'inchinavano davanti alle signore, sono ora delle bestie
scatenate. Ogni convenienza sociale, ogni ritegno umano crolla davanti
all'ombra della morte che sempre più s'avvicina: bambini travolti e
calpestati, donne sospinte sul ponte, giovani in preda al terrore, vecchi
pietrificati dallo spavento; vanamente un sacerdote cerca di trattenere l'orda
impazzita ... Alle 0,30 il collasso della dignità è generale; viene lanciato
il « Si salvi chi può ». Ai piloti delle imbarcazioni il capitano Smith ordina
di restare vicino alla nave, per portar soccorso a chi si trova ancora in
acqua; ma gli ordini non sono eseguiti, la paura del gorgo immane che il
transatlantico provocherà scomparendo è più forte. Per chi è rimasto, la fine
è prossima, l'orchestra suona l'inno evangelico Autunno, qualcuno chiede
un'arma; intanto l'acqua investe, spazza via ogni cosa: alcuni si gettano nel
gelido oceano. Alle 2,20 del 15 aprile il Titanic s'inabissa. Bilancio
agghiacciante: 1503 i morti. Chi poteva portare soccorso, non si era accorto
della tragedia. Ma ci fu anche chi non volle accorgersene: un battello
norvegese, il Samson, addetto alla caccia delle foche, si trovava quella notte
a qualche miglio dal Titanic; ma, essendo in zona di pesca proibita e avendo
scambiato i segnali del transatlantico per quelli di un'unità americana alla
ricerca di pescatori di frodo, prese il largo a tutta velocità. Si dice che il
rimorso di questa fuga abbia tormentato per tutta la vita il capitano.
Informazioni sul Mare Mediterraneo e sull' azione erosiva del mare sulle coste, sui mammiferi marini.