Oceano Pacifico: Hawaii
Sono le isole più sperdute nell'Oceano. Qui, tra l'altro, trovò la morte il
capitano James Cook. Di ritorno nelle Hawaii, Cook aveva avuto una grande
accoglienza:si dice che gli indigeni lo credessero la reincarnazione di uno
dei loro dei. Ma non fu certo per questo che lo spedirono nell'aldilà, a
raggiungere la compagnia. Un giorno Cook si vide rubare una barca: tentò di
riprenderla con le buone, ma non ci riuscì. Allora, accompagnato da un gruppo
di marinai, andò a terra: mentre egli e i suoi uomini cercavano di convincere
uno dei capi indigeni a recarsi a bordo della nave, una folla eccitata si era
riunita e cominciava a rumoreggiare. Nella gran confusione che ne seguì, il
capitano Cook, a quanto risulta dalle testimonianze, si sarebbe separato dagli
altri: quello che accadde di preciso, non si sa; ma non c'è dubbio che il
navigatore fu colpito ripetutamente da bastonate e pugnalate. Quando cadde
bocconi nell'acqua, una folla urlante lo trascinò a riva e lo fece a pezzi.
Com'è noto, l'area dell'Oceano Pacifico, che è la maggiore distesa d'acqua che
esista sul nostro pianeta, è superiore a quella di tutti i continenti e di
tutte le isole del mondo messe insieme: basti pensare che si estende par 14500
chilometri in un verso e 16000 nell'altro. Ebbene, le Hawaii si trovano nel
bel mezzo di questa sconfinata distesa: a ragione esse sono considerate le
isole più isolate (scusate il bisticcio) del mondo. La terra più vicina
all'arcipelago è la piccola isola Johnston, a 600 miglia di distanza. Ciò
premesso, resta il mistero della colonizzazione di que: ste terre: poichè
tutto deve pure avere avuto un inizio. E certo che non esistono anfibi
aborigeni; gli stessi attuali pesci d'acqua dolce derivano da specie marine. E
probabile che tutto - piante e animali - sia arrivato al seguito dei primi
Polinesiani; fatta eccezione di una specie di pipistrello, non esisteva su
queste isole, almeno prima dell'arrivo dell'uomo, alcun mammifero.
Le Hawaii sono emerse da una catena vulcanica, formatasi lungo una grossa
incrinatura del fondale oceanico, a partire da nord-ovest: questo ci dicono i
geologi. Le isole orientali risultano essere più recenti e più grandi; le più
occidentali risultano aver subito una forte erosione: anche questo ci dicono i
geologi. Quali sono dunque queste isole? Citiamo le principali, cominciando
dall'isola Hawaii che dà il nome all'intero arcipelago; ricordiamo Kahoolawe,
Maui, Lanai, Molokai, Oahu, su cui si trova Pearl Harbor, passata alla storia
per. .. diremo poi.
Torniamo per un momento ai nostri vulcani: l'arco insulare dell'arcipelago,
lungo 1700 chilometri, è il prodotto di un'attività vulcanica iniziata
probabilmente milioni d'anni fa a ovest e procedente coi millenni verso est:
infatti le isole occidentali hanno vulcani spenti da lungo tempo e sono state
erose dal mare, mentre Hawaii, l'isola più orientale e più grande
dell'arcipelago, ha tuttora due vulcani attivi: il Mauna Kea e il grande Mauna
Loa. Su un fianco di quest'ultimo vulcano si apre il cratere del Kilauea, che
è ora un lago, lungo 13 chilometri e largo 10, di lava incandescente. Il
massiccio rilievo montuoso sovrastante la cittadina di Kapoho, nell'isola
Hawaii, è il centro di una delle zone vulcaniche più dinamiche del globo. Il
Mauna Loa, piantato nel bel mezzo dell'isola, s'innalza da una base che poggia
sul fondale marino a 5480 metri di profondità.
La «colonizzazione» vegetale del suolo vulcanico ebbe inizio probabilmente con
l'insediamento di piante che potremmo chiamare « pioniere ». Soltanto dopo fu
possibile l'esistenza di animali vegetariani, cui dovettero seguire carnivori
e parassiti, che ovviamente non potevano vivere senza una popolazione animale
preesistente. Certamente le prime piante che invasero le superfici laviche
dovevano appartenere a specie molto robuste, adatte a suoli vulcanici. Una di
queste è l'albero di Ohia Lehua: si tratta di un albero resistentissimo: se
brucia da una parte, germoglia dall'altra, e anche se muore, non muore invano,
poichè apporta azoto alla lava, contribuendo così al risorgere della vita
vegetale. E incredibile: quando l'Ohia Lehua brucia, la parte danneggiata si
riveste rapidamente di vegetazione, talvolta nel giro di soli sei anni il
tronco raddoppia di circonferenza. E ancora: gli alberi o arbusti mutilati,
danno una produzione abbondante di frutti e di semi: la vita alle Hawaii ha la
prepotenza ...
In quanto agli uccelli: volatili con forte istinto della «colonizzazione»
dovettero giungere qui dal Nord America dando origine ad alcune specie.
Citiamole: il corvo delle Hawaii e la nené, detta oca hawaiana, derivata
dall'oca del Canada. La nené, resasi indipendente dalla soggezione dell'acqua,
vive ormai sulle desolate pendici di Maui e di Hawaii, dove si ciba, fa
l'amore, nidifica e alleva i piccoli con coraggio e dignità fra la povera
vegetazione che emerge dai depositi compatti di lava. Nell'arcipelago di cui
stiamo parlando vive anche l'anatra che gli indigeni chiamano «koloa», e che,
deriva apparentemente dall'anatra selvatica americana. E un fatto che gli
antenati della maggior parte degli uccelli che si trovano oggi alle Hawaii
sono giunti casualmente nell'arcipelago in tempi remotissimi, forse portativi
dai Polinesiani, forse trascinati da cicloni provenienti dal continente
americano. Fece notizia, alcuni anni fa, la scoperta di una coppia di martin
pescatori giunti nell'arcipelago dall'America settentrionale dopo aver coperto
una distanza di circa 3500 chilometri.
Abbiamo citato Pearl Harbor. Alle ore 7,55 del 7 dicembre 1941, con un agguato
aeronavale scatenato senza una dichiarazione ufficiale di guerra, i Giapponesi
vi distrussero la flotta americana del Pacifico quasi al completo. Quando i
bombardieri e gli aerosiluranti del Mikado si allontanarono, la munitissima
base era un cumulo di carcasse fumanti: sette corazzate affondate o gravemente
danneggiate, tre cacciatorpediniere distrutti, altre unità minori trasformate
in relitti, settanta aerei carbonizzati e novanta seriamente danneggiati, più
di duemila morti e settecentodieci feriti. I Giapponesi potevano considerarsi
soddisfatti: nel giro di due ore d'inferno, avevano colpito al cuore il
proprio avversario. L'attacco era stato condotto da bombardieri e
aerosiluranti appoggiati da sei portaerei, due corazzate, due incrociatori
pesanti, nove cacciatorpediniere di scorta, nove sommergibili, otto petroliere
per i rifornimenti in mare e non meno di quattrocento aerei. L'imponente
formazione era partita dalla base giapponese dell'isola di Tankan.
Informazioni sul Mare Mediterraneo e sull' azione erosiva del mare sulle coste, sui mammiferi marini.